Dea dei sogni

Dea dei sogni

Dio romano dei sogni

ASTERIA era la dea Titana degli oracoli e delle profezie della notte, compresi i sogni profetici, le stelle (astrologia) e la negromanzia. Era la madre della dea Hekate di Perses (il Distruttore). Dopo la caduta dei Titani, Asteria fu inseguita dal dio Zeus. Fuggì dalle sue avances, trasformandosi in una quaglia e saltando nel mare dove divenne l’isola di Delos. Sua sorella Leto si rifugiò più tardi sull’isola e lì diede alla luce suo figlio Apollo. È una delle Titanidi e figlia del Dio Coeus e della Dea Febe che erano entrambi Titani originari nati dalla terra e da Ouranos. Asteria è nota per la lettura delle stelle (astrologia) e per i sogni profetici. Lei e suo marito, Perses, dio della distruzione, sono i genitori della dea Hekate.

Astria era una dea dei sogni adorata sulla sua isola sacra di Delo. È conosciuta come l’oracolo della notte e manda sogni profetici. Si dice anche che sia una dea delle stelle cadenti e della negromanzia. Abita nel regno della notte tra le stelle e i sogni e anche tra i morti. Sua figlia Hekate è anche una dea della notte, dei morti e della negromanzia. Invocate Asteria quando leggete le stelle, prima di dormire e per comunicare con gli spiriti.

Cultura della dea

Morfeo (“Modellatore”, derivato dal greco antico: μορφή che significa “forma, forma”)[1] è un dio associato al sonno e ai sogni. Nelle Metamorfosi di Ovidio è il figlio di Somnus e appare nei sogni in forma umana. A partire dal periodo medievale, il nome cominciò ad indicare più generalmente il dio dei sogni, o del sonno.[2]

Nelle Metamorfosi di Ovidio, Morfeo è uno dei mille figli di Somnus (Sonno).[3] Il suo nome deriva dalla parola greca per forma (μορφή), e la sua funzione era quella di apparire nei sogni in sembianze umane. Secondo Ovidio “nessun altro è più abile di lui nel rappresentare l’andatura, i lineamenti e il discorso degli uomini; anche l’abbigliamento e le parole abituali di ciascuno egli rappresenta.”[4] Come altri dei associati al sonno, Ovidio rende Morfeo alato.[5]

Ovidio chiama Morfeo e i suoi fratelli, gli altri figli di Somnus, i Somnia (“forme del sogno”), dicendo che appaiono nei sogni “imitando molte forme”.[6] Ovidio dà nomi ad altri due di questi figli del sonno. Uno chiamato Icelos (‘Come’), dagli dei, ma Phobetor (‘Spaventatore’) dagli uomini, “prende la forma di bestia o di uccello o del lungo serpente”, e Phantasos (‘Fantasia’), che “assume forme ingannevoli di terra, rocce, acqua, alberi, tutte cose senza vita”.[7]

Dea della luce

Morfeo (“Modellatore”, derivato dal greco antico: μορφή che significa “forma, forma”)[1] è un dio associato al sonno e ai sogni. Nelle Metamorfosi di Ovidio è il figlio di Somnus e appare nei sogni in forma umana. A partire dal periodo medievale, il nome cominciò ad indicare più generalmente il dio dei sogni, o del sonno.[2]

Nelle Metamorfosi di Ovidio, Morfeo è uno dei mille figli di Somnus (Sonno).[3] Il suo nome deriva dalla parola greca per forma (μορφή), e la sua funzione era quella di apparire nei sogni in sembianze umane. Secondo Ovidio “nessun altro è più abile di lui nel rappresentare l’andatura, i lineamenti e il discorso degli uomini; anche l’abbigliamento e le parole abituali di ciascuno egli rappresenta.”[4] Come altri dei associati al sonno, Ovidio rende Morfeo alato.[5]

Ovidio chiama Morfeo e i suoi fratelli, gli altri figli di Somnus, i Somnia (“forme di sogno”), dicendo che appaiono nei sogni “imitando molte forme”.[6] Ovidio dà nomi ad altri due di questi figli del sonno. Uno chiamato Icelos (‘Come’), dagli dei, ma Phobetor (‘Spaventatore’) dagli uomini, “prende la forma di bestia o di uccello o del lungo serpente”, e Phantasos (‘Fantasia’), che “assume forme ingannevoli di terra, rocce, acqua, alberi, tutte cose senza vita”.[7]

Dio dei sogni giappone

Morfeo (‘Modellatore’, derivato dal greco antico: μορφή che significa ‘forma, forma’)[1] è un dio associato al sonno e ai sogni. Nelle Metamorfosi di Ovidio è il figlio di Somnus e appare nei sogni in forma umana. A partire dal periodo medievale, il nome cominciò ad indicare più generalmente il dio dei sogni, o del sonno.[2]

Nelle Metamorfosi di Ovidio, Morfeo è uno dei mille figli di Somnus (Sonno).[3] Il suo nome deriva dalla parola greca per forma (μορφή), e la sua funzione era quella di apparire nei sogni in sembianze umane. Secondo Ovidio “nessun altro è più abile di lui nel rappresentare l’andatura, i lineamenti e il discorso degli uomini; anche l’abbigliamento e le parole abituali di ciascuno egli rappresenta.”[4] Come altri dei associati al sonno, Ovidio rende Morfeo alato.[5]

Ovidio chiama Morfeo e i suoi fratelli, gli altri figli di Somnus, i Somnia (“forme di sogno”), dicendo che appaiono nei sogni “imitando molte forme”.[6] Ovidio dà nomi ad altri due di questi figli del sonno. Uno chiamato Icelos (‘Come’), dagli dei, ma Phobetor (‘Spaventatore’) dagli uomini, “prende la forma di bestia o di uccello o del lungo serpente”, e Phantasos (‘Fantasia’), che “assume forme ingannevoli di terra, rocce, acqua, alberi, tutte cose senza vita”.[7]

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