Filosofia vedica

Filosofia vedica

Filosofia indiana

Il Rigveda è il più antico testo vedico sanscrito conosciuto.[5] I suoi primi strati sono uno dei più antichi testi esistenti in qualsiasi lingua indoeuropea.[6][nota 2] I suoni e i testi del Rigveda sono stati trasmessi oralmente dal II millennio a.C. [8][9][10] Le prove filologiche e linguistiche indicano che il grosso del Rigveda Samhita è stato composto nella regione nord-occidentale del subcontinente indiano, molto probabilmente tra il 1500 e il 1000 a.C. circa,[11][12][13] sebbene sia stata data anche un’approssimazione più ampia di circa 1900-1200 a.C.[14][15][nota 1]

Secondo Jamison e Brereton, nella loro traduzione del Rigveda del 2014, la datazione di questo testo “è stata ed è probabile che rimanga una questione di contesa e riconsiderazione”. Le proposte di datazione finora sono tutte dedotte dallo stile e dal contenuto all’interno degli inni stessi.[24] Le stime filologiche tendono a datare la maggior parte del testo alla seconda metà del secondo millennio.[nota 1] Essendo composti in una lingua indo-ariana antica, gli inni devono post-datare la separazione indo-iraniana, datata all’incirca al 2000 a.C. [25] Una data ragionevole vicina a quella della composizione del nucleo del Rigveda è quella dei documenti Mitanni del nord della Siria e dell’Iraq (1450-1350 a.C. circa), che menzionano anche le divinità vediche come Varuna, Mitra e Indra.[26][27] Anche altre prove indicano una composizione vicina al 1400 a.C.[28][29]

Vedas

Lo Yajurveda (sanscrito: यजुर्वेद, yajurveda, da yajus che significa “culto”,[3] e veda che significa “conoscenza”) è il Veda principalmente di mantra in prosa per i riti di culto. [4] Un antico testo vedico sanscrito, è una compilazione di formule di offerta rituale che venivano dette da un sacerdote mentre un individuo eseguiva azioni rituali come quelle davanti al fuoco dello yajna.[4] Yajurveda è uno dei quattro Veda, e una delle scritture dell’induismo. Il secolo esatto della composizione dello Yajurveda è sconosciuto, e stimato da Witzel tra il 1200 e l’800 a.C., contemporaneo al Samaveda e all’Atharvaveda.[5]

Lo Yajurveda è ampiamente raggruppato in due – il “nero” o “scuro” (Krishna) Yajurveda e il “bianco” o “luminoso” (Shukla) Yajurveda. Il termine “nero” implica “la raccolta non ordinata, poco chiara, disordinata” di versi nello Yajurveda, in contrasto con il “bianco” che implica lo Yajurveda “ben organizzato, chiaro”.[6] Lo Yajurveda nero è sopravvissuto in quattro recenzioni, mentre due recenzioni dello Yajurveda bianco sono sopravvissute nei tempi moderni.[7]

Mahabhar…

L’UNESCO ha proclamato la tradizione del canto vedico un capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’umanità il 7 novembre 2008. Wayne Howard ha notato nella prefazione del suo libro, Veda Recitation in Varanasi, “I quattro Veda (Rig, Yajur, Sama e Atharva) non sono ‘libri’ nel senso usuale, anche se negli ultimi cento anni ogni veda è apparso in diverse edizioni stampate. Comprendono versi dall’accento tonale e melodie ipnotiche e astruse la cui corretta realizzazione richiede una trasmissione orale invece che visiva. Essi vengono privati della loro essenza quando vengono trasferiti su carta, perché senza l’elemento umano le innumerevoli sfumature e le fini intonazioni – componenti inseparabili e necessarie di tutte e quattro le compilazioni – vengono perse completamente. L’autorità ultima in materia vedica non è mai la pagina stampata ma piuttosto i pochi membri – che oggi mantengono vive le tradizioni secolari.”[2]

I canti vedici usano 4 toni – Udatta उदात्त (tono medio), Anudaatta अनुदात्त (tono inferiore), Svarita स्वरित (tono superiore) e Deergha Svarita दीर्घस्वरित (tono alto esteso). Questi sono solitamente marcati con segni svara intuitivi – una sottolineatura per il tono più basso, una piccola linea verticale sopra la lettera per un tono più alto e due linee verticali per Deergha Svarita.[3]

Āstika e nāstika

Il composto “filosofia indù” è ambiguo. Minimamente indica una tradizione del pensiero filosofico indiano. Tuttavia, potrebbe essere interpretato come designante una dottrina filosofica globale, condivisa da tutti i pensatori indù. Il termine “filosofia indù” è spesso usato liberamente in questo senso filosofico o dottrinale, ma questo uso è fuorviante. Non esiste una dottrina filosofica unica e completa condivisa da tutti gli indù che distingua il loro punto di vista dalle opinioni filosofiche contrarie associate ad altri movimenti religiosi indiani come il buddismo o il giainismo su questioni di epistemologia, metafisica, logica, etica o cosmologia. Quindi, gli storici della filosofia indiana tipicamente intendono il termine “filosofia indù” come un insieme di punti di vista filosofici che condividono una connessione testuale con alcuni testi religiosi indù fondamentali (i Veda), e non identificano la “filosofia indù” con una particolare dottrina filosofica globale.

“Induismo” è un termine usato per designare un corpo di credenze religiose e filosofiche indigene del subcontinente indiano. L’Induismo è una delle tradizioni religiose più antiche del mondo, ed è fondato su quello che è spesso considerato il più antico testo sopravvissuto dell’umanità: i Veda. È una religione praticata in tutto il mondo. I paesi a maggioranza indù includono Bali, India, Mauritius e Nepal, anche se i paesi in Asia, Africa, Europa e America hanno minoranze considerevoli di indù praticanti.

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