Jnana yoga
Yoga al calore bianco
Jnana è la conoscenza, che si riferisce a qualsiasi evento cognitivo che è corretto e vero nel tempo. Si riferisce in particolare alla conoscenza inseparabile dall’esperienza totale del suo oggetto, specialmente sulla realtà (scuole non teiste) o sull’essere supremo (scuole teiste).[15] Nell’induismo, è la conoscenza che dà Moksha, o liberazione spirituale mentre si è in vita (jivanmukti) o dopo la morte (videhamukti). [5] Secondo Bimal Matilal, jnana yoga nell’Advaita Vedanta connota sia il senso primario che quello secondario del suo significato, cioè “autocoscienza, consapevolezza” in senso assoluto e relativo “comprensione intellettuale” rispettivamente.[5]
Secondo Jones e Ryan, jnana nel contesto dello jnana yoga è meglio inteso come “realizzazione o gnosi”, riferendosi a un “percorso di studio” in cui si conosce l’unità tra il sé e la realtà ultima chiamata Brahman nell’induismo. Questa spiegazione si trova nelle antiche Upanishad e nella Bhagavad Gita.[16]
Dei tre diversi percorsi di liberazione, jnana marga e karma marga sono i più antichi, riconducibili alla letteratura dell’era vedica.[6][18] Tutti e tre i percorsi sono disponibili per qualsiasi ricercatore, scelti in base all’inclinazione, all’attitudine e alla preferenza personale,[19][20] e tipicamente elementi di tutti e tre, a vari gradi, sono praticati da molti indù.[6][21]
Ashtanga vinyasa yoga
Jnana è la conoscenza, che si riferisce a qualsiasi evento cognitivo che è corretto e vero nel tempo. Si riferisce in particolare alla conoscenza inseparabile dall’esperienza totale del suo oggetto, specialmente sulla realtà (scuole non teiste) o sull’essere supremo (scuole teiste).[15] Nell’induismo, è la conoscenza che dà Moksha, o liberazione spirituale mentre si è vivi (jivanmukti) o dopo la morte (videhamukti). [5] Secondo Bimal Matilal, jnana yoga nell’Advaita Vedanta connota sia il senso primario che quello secondario del suo significato, cioè “autocoscienza, consapevolezza” in senso assoluto e relativo “comprensione intellettuale” rispettivamente.[5]
Secondo Jones e Ryan, jnana nel contesto dello jnana yoga è meglio inteso come “realizzazione o gnosi”, riferendosi a un “percorso di studio” in cui si conosce l’unità tra il sé e la realtà ultima chiamata Brahman nell’induismo. Questa spiegazione si trova nelle antiche Upanishad e nella Bhagavad Gita.[16]
Dei tre diversi percorsi di liberazione, jnana marga e karma marga sono i più antichi, riconducibili alla letteratura dell’era vedica.[6][18] Tutti e tre i percorsi sono disponibili per qualsiasi ricercatore, scelti in base all’inclinazione, all’attitudine e alla preferenza personale,[19][20] e tipicamente elementi di tutti e tre, a vari gradi, sono praticati da molti indù.[6][21]
Meditazione camminata
Jnana è la conoscenza, che si riferisce a qualsiasi evento cognitivo che è corretto e vero nel tempo. Si riferisce in particolare alla conoscenza inseparabile dall’esperienza totale del suo oggetto, specialmente sulla realtà (scuole non teiste) o sull’essere supremo (scuole teiste).[15] Nell’induismo, è la conoscenza che dà Moksha, o liberazione spirituale mentre si è in vita (jivanmukti) o dopo la morte (videhamukti). [5] Secondo Bimal Matilal, jnana yoga nell’Advaita Vedanta connota sia il senso primario che quello secondario del suo significato, cioè “autocoscienza, consapevolezza” in senso assoluto e relativo “comprensione intellettuale” rispettivamente.[5]
Secondo Jones e Ryan, jnana nel contesto dello jnana yoga è meglio inteso come “realizzazione o gnosi”, riferendosi a un “percorso di studio” in cui si conosce l’unità tra il sé e la realtà ultima chiamata Brahman nell’induismo. Questa spiegazione si trova nelle antiche Upanishad e nella Bhagavad Gita.[16]
Dei tre diversi percorsi di liberazione, jnana marga e karma marga sono i più antichi, riconducibili alla letteratura dell’era vedica.[6][18] Tutti e tre i percorsi sono disponibili per qualsiasi ricercatore, scelti in base all’inclinazione, all’attitudine e alla preferenza personale,[19][20] e tipicamente elementi di tutti e tre, a vari gradi, sono praticati da molti indù.[6][21]
Scopo dello jnana yoga
Lo jnana yoga è lo yoga della conoscenza – non la conoscenza in senso intellettuale – ma la conoscenza di Brahman e Atman e la realizzazione della loro unità. Dove il devoto di Dio segue i suggerimenti del cuore, il jnani usa i poteri della mente per discriminare tra il reale e l’irreale, il permanente e il transitorio.
Cos’è che ci impedisce di conoscere la nostra vera natura e la natura del mondo che ci circonda? Il velo di maya. Lo Jnana Yoga è il processo di strappare direttamente quel velo, lacerandolo attraverso un approccio su due fronti.
La prima parte dell’approccio è negativa, il processo di neti, neti – non questo, non questo. Tutto ciò che è irreale – cioè impermanente, imperfetto, soggetto a cambiamenti – viene rifiutato. La seconda parte è positiva: tutto ciò che è compreso come perfetto, eterno, immutabile, è accettato come reale nel senso più alto.
Stiamo dicendo che l’universo che percepiamo è irreale? Sì e no. In senso assoluto, è irreale. L’universo e la nostra percezione di esso hanno solo una realtà condizionata, non una definitiva. Per tornare al nostro precedente riferimento alla corda e al serpente: la corda, cioè Brahman, è percepita come il serpente, cioè l’universo come lo percepiamo noi. Mentre noi vediamo il serpente come un serpente, esso ha una realtà condizionata. Il nostro cuore palpita mentre reagiamo alla nostra percezione. Quando vediamo il “serpente” per quello che è, ridiamo della nostra illusione.