Simboli induisti
simbolo indù dell’amore
La Maitrayaniya Upanishad è associata alla scuola Maitrayanas dello Yajurveda.[2] Fa parte dello Yajurveda “nero”, con il termine “nero” che implica “la collezione non ordinata e disordinata” di contenuti nello Yajurveda, in contrasto con lo Yajurveda “bianco” (ben organizzato) dove sono inserite la Brihadaranyaka Upanishad e la Isha Upanishad. [4] La cronologia della Maitrayaniya Upanishad è contestata, ma generalmente accettata per essere una composizione upanishadica del tardo periodo.[5]
La Maitrayaniya Upanishad consiste di sette Prapathakas (lezioni). Il primo Prapathaka è introduttivo, i tre successivi sono strutturati in uno stile domanda-risposta e discutono questioni metafisiche relative all’Atman (Sé), mentre dal quinto al settimo Prapathaka sono supplementi. [Tuttavia, diversi manoscritti scoperti in diverse parti dell’India contengono un numero inferiore di Prapathakas, con una versione in lingua Telugu che ne mostra solo quattro, e un’altra versione Burnell che mostra solo una sezione.[6] Anche il contenuto e la struttura dell’Upanishad sono diversi nelle varie recensioni dei manoscritti, suggerendo che l’Upanishad è stata ampiamente interpolata e ampliata nel corso di un periodo di tempo. Il nucleo comune dell’Upanishad attraverso le diverse recensioni, afferma Max Muller, è una venerazione per il Sé, che può essere riassunta in poche parole: “(L’uomo) è il Sé – l’immortale, l’impavido, il Brahman”[6].
fatti sui simboli indù
L’induismo è ricco di simbolismo. Molti atti di culto, come la puja, sono simbolici, una forma di visualizzazione in cui gli adoratori simulano attività normalmente svolte su piani di esistenza superiori. Così l’ambito del simbolismo è ampio e include atti fisici come offrire pranam (obbedienza) a mani giunte. Tali gesti fisici tendono a indurre lo stato d’animo e la consapevolezza appropriati nel praticante. Molti simboli sono considerati di buon auspicio, incarnando la nozione di purezza interiore. Gli emblemi sacri sono esposti in casa o nel tempio per invocare la buona sorte. I simboli più popolari sono elencati a destra.
Aum, scritto anche “Om” e chiamato pranava, è il più importante simbolo indù. La sua intonazione prolungata è associata al suono primordiale attraverso il quale fu creato l’universo. Si pensa che contenga tutte le cose. Consiste di tre sillabe – a-u-m – che sono suonate progressivamente dalla gola alle labbra. I tre suoni sono considerati simboleggiare molti elementi, ma forse soprattutto i tre stati di coscienza – veglia, sogno e sonno profondo. L’intero simbolo rappresenta il quarto stato, che è la consapevolezza della propria identità spirituale. Aum è il mantra mula (radice) più importante ed è quindi cantato all’inizio di molte preghiere, mantra e rituali.
testo dei simboli indù
Nel giainismo, ogni atman o sé individuale è un potenziale Paramatman o Dio, entrambi sono essenzialmente la stessa cosa. Rimane come atman solo a causa delle sue limitazioni karmiche vincolanti, fino al momento in cui queste limitazioni vengono rimosse. Come Paramatman, l’atman rappresenta il punto finale dell’evoluzione spirituale.[3]
Anche se il misticismo giainista è incentrato sull’Atman e sul Paramatman perché crede nell’esistenza dell’anima, nel giainismo, che non accetta né l’autorità vedica né il monismo, tutte le anime illuminate sono indicate come Paramatman e considerate come dei. Il giainismo onora l’anima di ogni uomo come suo salvatore eternamente distinto.[4] Poiché il Paramatman del giainismo non è in grado di creare e governare il mondo, non c’è posto per Dio come creatore e dispensatore di fortuna.[5]
Gli indù concettualizzano il Parabrahman in modi diversi. Nella tradizione Advaita Vedanta, Nirguna Brahman (Brahman senza attributi) è Parabrahman. Nelle tradizioni Dvaita e Vishistadvaita Vedanta, Saguna Brahman (Brahman con qualità) è Parabrahman. Nel Vaishnavismo, Shaivismo e Shaktismo, Vishnu, Shiva e Shakti sono rispettivamente Parabrahman. Mahaganapati è considerato come Parabrahman dalla setta Ganapatya.
tatuaggi con simboli indù
L’Om è uno dei simboli religiosi più importanti per gli indù. È composto da tre lettere sanscrite. La sillaba Om è composta dai tre suoni a-u-m (in sanscrito, le vocali a e u si fondono per diventare o), che rappresentano diverse triadi importanti: i tre mondi della terra, dell’atmosfera e del cielo; i tre maggiori dei indù. È un suono sacro indù che è considerato il più grande di tutti i mantra. Il simbolo aum si trova spesso a capo di lettere, ciondoli, racchiuso in ogni tempio indù e santuari familiari.
Il simbolo della svastica, che assomiglia all’emblema nazista, ha un grande significato religioso per gli indù. La svastica è un carattere pittorico a forma di croce con rami piegati ad angolo retto e rivolti in senso orario. La parola SWASTIKA deriva dal sanscrito, un’antica lingua indiana e significa ‘essere felici’. In India la parola è legata a cose di fortuna perché significa essere felici. La causa di tutta la vita e di tutte le manifestazioni della vita è il movimento.