Karma significato nel buddismo
9 tipi di karma nel buddismo
Barbara O’Brien è una praticante buddista zen che ha studiato al monastero di Zen Mountain. È l’autrice di “Rethinking Religion” e si è occupata di religione per The Guardian, Tricycle.org e altri giornali.
Karma è una parola che tutti conoscono, ma pochi in Occidente ne comprendono il significato. Gli occidentali pensano troppo spesso che significhi “destino” o che sia una sorta di sistema di giustizia cosmica. Questa non è la comprensione buddista del karma, tuttavia.
Karma è una parola sanscrita che significa “azione”. A volte si può vedere l’ortografia Pali, kamma, che significa la stessa cosa. Nel buddismo, il karma ha un significato più specifico, che è un’azione volitiva o intenzionale. Le cose che scegliamo di fare, dire o pensare mettono in moto il karma. La legge del karma è quindi una legge di causa ed effetto come definita nel buddismo.
A volte gli occidentali usano la parola karma per indicare il risultato del karma. Per esempio, qualcuno potrebbe dire che John ha perso il lavoro perché “questo è il suo karma”. Tuttavia, per come i buddisti usano la parola, il karma è l’azione, non il risultato. Si parla degli effetti del karma come dei “frutti” o del “risultato” del karma.
Nirvana
Karma e karmaphala sono concetti fondamentali nel Buddhismo.[12][13] I concetti di karma e karmaphala spiegano come le nostre azioni intenzionali ci tengono legati alla rinascita nel samsara, mentre il sentiero buddhista, come esemplificato nel Nobile Ottuplice Sentiero, ci mostra la via d’uscita dal samsara.[14]
È l’impulso psicologico dietro un’azione che è “karma”, quello che mette in moto una catena di cause che culmina nel frutto karmico. Le azioni, quindi, devono essere intenzionali se vogliono generare frutti karmici.[26]
Il Buddha definì il karma come intenzione; sia che l’intenzione si manifestasse in forma fisica, vocale o mentale, era solo l’intenzione ad avere un carattere morale: buono, cattivo o neutro Il centro dell’interesse si spostò dall’azione fisica, che coinvolgeva persone e oggetti nel mondo reale, al processo psicologico.[27]
Secondo Gombrich, questa fu una grande innovazione, che rovescia l’etica brahmanica, legata alle caste. È un rifiuto delle differenze legate alle caste, dando la stessa possibilità di raggiungere la liberazione a tutte le persone, non solo ai brahmanici:[28]
Karma e rinascita nel buddismo
Karma e karmaphala sono concetti fondamentali nel buddismo.[12][13] I concetti di karma e karmaphala spiegano come le nostre azioni intenzionali ci tengono legati alla rinascita nel samsara, mentre il sentiero buddista, come esemplificato nel Nobile Ottuplice Sentiero, ci mostra la via d’uscita dal samsara.[14]
È l’impulso psicologico dietro un’azione che è “karma”, quello che mette in moto una catena di cause che culmina nel frutto karmico. Le azioni, quindi, devono essere intenzionali se vogliono generare frutti karmici.[26]
Il Buddha definì il karma come intenzione; sia che l’intenzione si manifestasse in forma fisica, vocale o mentale, era solo l’intenzione ad avere un carattere morale: buono, cattivo o neutro Il centro dell’interesse si spostò dall’azione fisica, che coinvolgeva persone e oggetti nel mondo reale, al processo psicologico.[27]
Secondo Gombrich, questa fu una grande innovazione, che rovescia l’etica brahmanica, legata alle caste. È un rifiuto delle differenze legate alle caste, dando la stessa possibilità di raggiungere la liberazione a tutte le persone, non solo ai brahmanici:[28]
Karma nel buddismo pdf
Nella visione buddista, sviluppare una comprensione genuina ed esperienziale dell’azione karmica e della fruizione, come tutte le azioni di una persona sono come piantare semi che alla fine daranno frutti, è un aspetto essenziale del sentiero buddista. Le azioni karmiche sono considerate il motore che guida il ciclo delle rinascite incontrollate (samsara); di conseguenza, una comprensione completa dell’azione karmica e della fruizione permette agli esseri di liberarsi dal samsara e di raggiungere la liberazione.
Nella visione buddista, la fruizione karmica non è considerata come un “giudizio” imposto da un Dio o da un altro essere onnipotente; piuttosto, questa fruizione è considerata come il risultato di un processo naturale. Il maestro buddista contemporaneo Khandro Rinpoche spiega:
Il buddismo è una filosofia non teista. Non crediamo in un creatore, ma nelle cause e nelle condizioni che creano certe circostanze che poi si realizzano. Questo si chiama karma. Non ha niente a che fare con il giudizio; non c’è nessuno che tiene traccia del nostro karma e ci manda in alto o in basso. Il karma è semplicemente l’insieme di una causa, o prima azione, e il suo effetto, o fruizione, che poi diventa un’altra causa. In effetti, una causa karmica può avere molte fruizioni, e tutte possono causare altre migliaia di creazioni. Proprio come una manciata di semi può maturare in un campo pieno di grano, una piccola quantità di karma può generare effetti senza limiti.[1]